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14 Maggio 2020Copenaghen: i bimbi delle materne fanno lezione in parchi divertimento, musei, zoo e stadio
Non sempre negli asili danesi c’è lo spazio necessario al «distanziamento sociale». La soluzione? Portare i piccoli nelle strutture ora chiuse al pubblico
È stato il primo Paese della Ue a riaprire materne, asili e scuole elementari, dalla metà di aprile. E dal 10 maggio in Danimarca tornano in aula anche gli studenti di medie e licei. Per ora non c’è stata una seconda ondata di contagi, anche perché le misure di sicurezza sono state seguite scrupolosamente: distanza di due metri tra i banchi e ricreazione in piccoli gruppi. Il problema è che non sempre le strutture scolastiche danesi, in particolare nella capitale Copenaghen, riuscivano a garantire gli spazi necessari al “distanziamento sociale” dei bambini. La soluzione però era a portata di mano, almeno a latitudini danesi. Bastava guardare fuori dalla porta dell’asilo. Anzi, varcarla proprio, la porta dell’asilo.
Parchi divertimento, zoo e stadio
Nel cuore della capitale danese c’è il Parco divertimenti del Giardini Tivoli, il secondo più antico del mondo: inaugurato nel 1843, con le sue prime montagne russe, fu molto amato da Hans Christian Andersen e ammirato da Walt Disney, che lo visitò nel 1951 per creare pochi anni dopo in California la sua Disneyland. Ora è chiuso, per ragioni sanitarie. Così come sono chiusi i musei cittadini, lo stadio dove gioca il Copenaghen FC, il grande zoo con la nuova Panda House a forma di yin e yang disegnata dall’archistar Bjarke Ingels, già padre dell’inceneritore con la pista da sci. E allora perché non ospitare i bimbi dell’asilo in queste enormi e fantastiche strutture deserte?
Le lezioni all’aperto
Si chiamano “lezioni all’aperto”, e a dispetto di un meteo non propriamente mediterraneo esistono da tempo in Paesi come la Scozia, vera pioniera del settore, la Germania o appunto la Danimarca. I risultati, a detta degli esperti, sono buoni già in periodi normali e diventano ottimi quando i bambini “rinascono” all’aria aperta dopo un periodo di lockdown tra le mura domestiche. Anche in Francia sta crescendo l’attenzione sull’idea dell’asilo all’aperto, inteso non solo come cortile della materna ma parco pubblico o luogo di interesse tipo musei: «Centinaia di insegnanti praticano già la “classe dehors” – spiega Moïna Fauchier-Delavigne, co-autrice del libro “Il bambino nella natura” – non solo nelle zone rurali ma anche nei parchi delle grandi città». «Portare i bimbi delle materne all’aperto non solo rinforza il loro sistema immunitario – sottolinea Crystèle Ferjou, pioniera transalpina della “materna en plein air” – ma il contatto con il vento, l’aria e l’acqua, oltre naturalmente al movimento, diminuisce lo stress dei bambini procurando loro una sensazione di benessere».
Le riflessioni in Italia
La classe all’aperto è già bella di per sé, ma diventa davvero unica quando un bimbo dell’asilo esce dall’incubo del lockdown da coronavirus non per tornare in un’aula ma per ritrovare i suoi compagni di classe in un grande parco divertimento, allo stadio di calcio, allo zoo o in enormi strutture nel cuore di Copenaghen come la Pinacoteca nazionale di Danimarca (SMK) . Anche l’Italia sta valutando esperimenti di questo tipo: il report “Scuola aperta, società protetta” del Politecnico di Torino ipotizza già per la fase 2 la creazione di comunità familiari che possano gestire all’aria aperta mini-gruppi di bambini, magari con l’aiuto di operatori del terzo settore. Non sarebbe una cattiva idea.
FONTE: ilSole24ore di Enrico Marro